Le pagine dei testi virtuali ne hanno tre se la terza dimensione serve. Italo Calvino sta bene in due dimensioni. Un testo tecnico o manualistico in tre. Salvo poi aggiornarlo in tre dimensioni che è cosa difficile e ciclopica se il testo è molto sviluppato in tre dimensioni. Calvino è sempre lo stesso, può cambiare la prefazione... Dipende dal testo...
Calvino in realtà scriveva già in tre dimensioni. Hai mai letto “se una notte d'inverno un viaggiatore”?
Parliamo di fisicità del libro o di profondità intellettiva? La terza di calvino che citi semmai è una quarta dimensione che si appella alla fantasia del lettore. L'incipit sta bene cosìs senza multimedialità.
Intanto vediamo di fare un po' di distinguo: ipertesto e multimedialità sono citati sempre come gianni e pinotto e invece sono piuttosto stockhausen e fracchia. Per la fisicità del libro, stiamo parlando di testi nati per la carta a cui la carta stava stretta, o meglio, stava stretta la linearità della narrazione su carta. Sono testi che già vivono in più di due dimensioni: Rayuela di Cortazar, Infinite Jest di Wallace, In balia di una sorte avversa di Johnson, Fuoco Pallido di Nabokov… penso che sia evidente come a questi autori piacesse e interessasse l'interazione del testo con il testo stesso, anche in ambito narrativo. Ma non parlo di convertire questi testi in digitale, cosa di scarso o nessuno interesse, ma di costruzione di storie in cui non sia presente nemmeno /una/ storia da narrare, ma di una conformazione più o meno modulare di possibilità di storie. Che è un po' quello a cui stiamo lavorando in questi ultimi anni.
Conformozione modulare variabile di una storia... Sarebbe ancora una storia?
perché la storia è davvero solo una storia? questo è un retaggio della forma libro. il già citato calvino mostrava che non è così.
Una storia è sempre una storia, quella narrata o scritta dal narratore. Quel che ci si legge oltre il testo è il fascino della storia. Inserire moduli variabili genera storie, molteplici storie, quindi per definizione non è più una storia... Pursempre interessante ma una cosa diversa strettamente legata al mezzo e non più alla narrazione.
Forse parli del romanzo, che è un genere narrativo, non è l'unico e incidentalmente è anche un genere relativamente recente. Il digitale condivide questo con l'oralità, la nascita di numerose storie, che sono storia anch'essa: i miti greci sono sovrapposizione e combinazione di storie, così come l'intrecciarsi - ad esempio - delle storie combinatorie dell'Orlando Furioso, o dei pezzi di romanzo mescolati di Johnson, o dei romanzi non finiti di Calvino. Quest'ultimo li definiva "iperromanzi". E questo senza avere parlato ancora della letteratura elettronica o dell'interactive fiction che da decenni costruiscono narrazioni modulari.
Vi posso solo ringraziare.